Valvola di sfogo per un periodo di ricostruzione. A volte sono una chiavica, a volte mi pregio di scrivere cose interessanti. Accomodatevi e se ne avete voglia commentate e giudicate. Se volete scendere nel personale scrivetemi pure: andrea_carraro@yahoo.it

martedì 29 maggio 2007

Zombies, man … they creep me out

E' tornato.
Il mio incubo ricorrente da quando ho 6 anni è tornato.

Non è che fosse passato così tanto tempo dall'ultima volta che l'ho fatto, saranno si e no 3 settimane, però l'ultima volta era curiosamente finito bene.

Invece domenica sera, puntuale come un orologio svizzero, come ogni volta in cui mi trovo ad affrontare situazioni difficili, li ho sognati di nuovo.

Si, come diceva Dennis Hopper in Land of the Dead, l'ultimo capitolo della saga dei morti viventi, gli zombie mi fanno venire i brividi, mi terrorizzano.

Tutto comincia molti anni fa, un pomeriggio di primavera a casa dei miei nonni a vedere La Mummia, quello con Boris Karloff.

Se solo mio nonno avesse potuto immaginare che mi sarei tirato dietro tutta la vita le conseguenze della visione di uno stupido film dell'orrore probabilmente mi avrebbe mandato via o avrebbe cambiato canale, ma io ero paralizzato dalla paura e, da allora, gli zombie sono diventati l'unica figura del cinema horror che mi terrorizza nel vero senso della parola.

Ne ho visti decine di film di zombie, ma nessuno mi terrorizza e spaventa come quelli di Romero.

Da qui in poi, per avere il giusto sottofondo musicale, fate partire il filmato. E' I Love the Dead di Alice Cooper da Billion Dollar Babies, non guardate le immagini, non c'entrano niente.

C'é una tragicità in quei film che agli altri manca.

Si, come in molti altri film dell'orrore c'é il sangue, si vedono interiora, visi e corpi deformati nelle forme grottesche che il rigor mortis fissa nei corpi di chi è morto e ci sono creature che divorano quelli che fino a poco prima erano i loro cari, i loro amici, i loro simili.

E il dramma è tutto li, perché non c'é cattiveria in tutto ciò, non c'é violenza, ma solo un'inconsapevole rassegnazione da parte di chi è nella parte del carnefice e incredulità e dolore puro per chi è vittima.

Il morto vivente non è cattivo, non è crudele, non può esserlo perché in fondo non è niente.
E' un involucro animato, senza facoltà di raziocinio.
Agisce grazie all'ultima eco di istinti primordiali che il suo cervello riesce a raccogliere da neuroni danneggiati irreparabilmente dalla mancanza di ossigeno.

Fondamentalmente il morto vivente non ha colpa, ha solo bisogni da soddisfare.

Ed è li che scatta la grandiosa metafora di Romero, in fondo siamo tutti zombie, chi più chi meno.
Tutti noi, nei nostri comportamenti più grotteschi, rispondiamo a necessità primordiali.

Che differenza c'é tra un coglione che gira con una macchina da 300.000 euro sotto il culo per affermarsi sugli altri maschi meno abbienti, e un cadavere che lotta al rallentatore con altri cadaveri per potersi cibare dell'ultimo brandello di carne viva rimasta? Nessuna.

Siamo tutti in lotta per avere qualcosa più degli altri, da sempre.

La religione ci invita a vivere in armonia, ma l'istinto ci dice esattamente il contrario.
Apollineo contro Dionisiaco, cristianesimo contro paganesimo, benedetta Golden Dawn.
Jimmy Page lo sapeva.

Non per niente una delle frasi più citate dai film di Romero dice:
"Quando non ci sarà più posto all'Inferno, i morti cammineranno sulla Terra."
E oggi eccome se i morti camminano sulla Terra.
Nei centri commerciali, nelle strade, nelle discoteche e sulle spiaggie, ovunque.

Le ragazzine anoressiche in fondo vengono divorate nella loro carne da un'orda di fotomodelle che, nonostante pesino almeno 20 chili in meno di quello che dovrebbero, hanno culi e tette stratosferiche non si sa bene perché.

Ecco, a me gli incubi con gli zombie vengono sempre quando non voglio competere, quando mi sento sotto pressione per cose che non mi interessano.
Quando mi ribello al fatto di dover avere necessariamente una macchina da 300.000 Euro per essere un vincente.
Quando mi trovo a dover lottare per una donna per la quale non dovrei lottare, in quanto il mio istinto primordiale mi dice che deve essere mia perché è naturale che sia così, senza lotta, perché è semplicemente giusto così.

Ho sempre creduto che se hai delle qualità queste verranno fuori prima o poi, nella metafora dei morti viventi chi è ancora umano ha la facoltà del raziocinio di cui lo zombie è privo.
Ma è chi ha qualità che viene assediato, terrorizzato e divorato da orde di creature che ne sono completamente prive.

E' lo scontro tra due modi di vita, o di non-vita, scegliete voi da che parte stare.

Io so da che parte voglio stare, ed è per questo che questi incubi mi fanno stare bene, mi servono, mi ricordano ogni volta che mi sveglio in un bagno di sudore che, nel profondo di me stesso, sono ancora vivo, ho ancora paura di finire a passare i miei sabati in un centro commerciale, ho ancora paura di omologarmi, di accettare la condizione di zombie a cui moltissimi si sono già adeguati.

Ho paura perché non voglio essere come loro e se proprio devo soccombergli mi chiamo fuori come tutti gli "eroi" di questi film, bum, preferisco escludermi in un "suicidio sociale" figurato piuttosto che accettare la mia condanna per rialzarmi poco dopo ed iniziare anch'io ad avere quel tipo fame.

Notte,

Andre

1 commento:

Anonimo ha detto...

"io sono vivo e voi siete tutti morti"
diego husker