Valvola di sfogo per un periodo di ricostruzione. A volte sono una chiavica, a volte mi pregio di scrivere cose interessanti. Accomodatevi e se ne avete voglia commentate e giudicate. Se volete scendere nel personale scrivetemi pure: andrea_carraro@yahoo.it

domenica 20 maggio 2007

How d'you like your eggs?

Ieri sera mi sono ritrovato ad una grigliata per pochi intimi, una serata gradevole anche se all'inizio mi sono sentito un bel pò impacciato.

Conoscevo qualcuno, l'ospite e due miei carissimi amici, ma stranamente mi sono sentito un pesce fuor d'acqua per una buona oretta.

Non capivo bene dove colllocarmi e per gran parte della serata ho optato per una sedia dalla quale non mi sono mai mosso se non per prendere l'ennesima Bud dal frigo.

Discorsi se ne sono fatti tanti, ma quello che mi ha coinvolto di più è stata una conversazione su come ti servono le uova in America, per la cronaca a me piacciono over easy.

Una serata a bere così tanta Bud non la facevo da molto tempo e, se si parla di Bud e uova, come non pensare a Joe King, mio grande amico nonché cantante e chitarrista dei leggendari Queers, punk rockers del New Hampshire con più cambi di formazione alle spalle di Kiss, L.A. Guns e Deep Purple messi assieme.

Ho conosciuto Joe molti anni fa, era l'ottobre del 1996, e dopo una lotta durata qualche settimana, ero riuscito ad aggiudicarmi la data d'apertura del loro primo tour italiano.
Era fondamentale.

All'epoca i Queers erano, assieme agli Screeching Weasel, il gruppo punk rock più idolatrato di tutta la scena, non c'era band che non ne fosse influenzata, non c'era ragazzino che non avesse almeno una loro spilla ed un paio di All Star ai piedi grazie a Joe.

Avere il loro primo concerto in Italia significava un tutto esaurito garantito, e così fu.
Mi ero fatto un culo colossale, manifesti mandati in tutta Italia, biglietti per il concerto al Nessundorma personalizzati, stampa, radio, tutto quello che poteva servire a fare di quel concerto un successo era stato fatto.

Sarebbe stata la rivincita sui miei ex soci, mi avevano mandato via a calci in culo dalla nostra agenzia dicendomi che non sapevo lavorare, in verità era per ragioni di incompatibilità personale, ora abbiamo fatto pace, ma all'epoca me l'ero legata al dito, mi avevano ferito e volevo la mia vendetta.

Incontrai Joe per la prima volta nel tardo pomeriggio dentro al Nessundorma.
Tutti mi avevano detto che era un gran rompicoglioni, un tossico, un alcolizzato, un pazzo furioso che solo un anno prima aveva mandato a puttane il primo tour europeo dei Queers dopo una solo data per problemi di astinenza dall'eroina.

Insomma, non era un tipo facile.

Entrato nel locale, tronfio del fatto che i biglietti erano già tutti esauriti in prevendita, mi avvicinai a lui per presentarmi
Seduto nella sua tenuta ufficiale, All Star, 501, chiodo e cappellino da baseball, teneva in mano una 24 ore ed era incazzato come al solito.

"Non si ha mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione" diceva qualcuno, concetto che sposo da sempre, e io, come se stessi cercando di sedurre una ragazza al primo appuntamento mandandole fiori prima di passare a prenderla a casa, mi ero messo avanti prenotandogli un albergo a 4 stelle, un lusso per chi faceva tour come quelli dei Queers, dove se dormivi in una pensione con bagno in corridoio dovevi considerarti fortunato.

Accanto a Joe stava un ragazzo di Sarzana che conoscevo di vista da anni, non mi è mai stato simpatico, un poser colossale, me lo trovavo in prima fila a tutti i concerti a cui andavo, vestito perfetto per ogni occasione: camicia di flanella agli Alice in Chains, da b-boy ai Public Enemy e quella sera esattamente come Joe.

Notato lo stronzo che si era già attivato nel leccare ogni centimetro del culo irlandese di Joe mi feci avanti e, ignorando completamente il poser, tesi la mia mano verso il mio futuro compagno di mille avventure e mi presentai.

Una stretta di mano storica per quel che mi riguarda, interrotta pochi secondi dopo dal poser che mi dice "senti, qualunque cosa tu abbia bisogno con la band me ne occupo io, ok?"

Riconosco lontano un chilometro il classico rompicoglioni che cerca di infilarsi senza alcun diritto in una situazione a lui assolutamente aliena, e per me era vitale tenermi stretto Joe come la famosa Numero Uno di Paperon de Paperoni.

L'ho guardato, aspettavo da anni un'occasione per insultare il tipo, e gli dissi "scusa, ma tu chi sei? il gruppo è con me e anzi, potresti uscire dal locale e ripassare quando apriamo?" e lo feci accompagnare alla porta da un buttafuori.

Quella sera fu uno sballo, portai tutta la band a fare un giro nei caruggi, c'erano manifesti dei Queers ovunque, ragazzini con la loro maglietta indosso, gli feci vedere la casa di Colombo e andammo a cena da Ugo, una rinomata trattoria del centro storico, e tra un piatto di muscoli alla marinara e uno di stocafisso si concretizzò un sodalizio che dura oramai da 11 anni.

A parte una sventata rissa con tanto di minaccie di morte a Joe da parte di Flaps, notorio casinista e rocker genovese, la serata fu un trionfo, ho ancora il video di quel concerto e ad anni di distanza mi sento ancora oggi orgoglioso di averla organizzata.

Nel filmato vedi ragazzini, che oggi hanno messo su le loro band con più o meno successo, esaltati, contenti, commossi come non mai.

Vedo mio fratello a lato del palco felice come non l'ho mai visto, vedo me stesso che mi aggiro per la sala tronfio di orgoglio, vedo il risultato di un lavoro ben fatto e l'inizio di un'avventura e di un 'amicizia che mi ha portato in giro per l'Italia e gli Stati Uniti con Joe e gli altri Queers di turno.

Con loro sono stato per la prima volta a vedere il Colosseo, con loro ho cominciato a fumare, siamo stati al CBGB's di sabato sera a suonare e mi hanno fatto cantare a Nashville.
Ne abbiamo fatte di cose assieme, casini, qualcuno è morto durante questo viaggio, qualcuno ci ha mollati, ma ogni volta che reincontro qualcuno che è stato nei Queers è come vedere un vecchio compagno d'armi, c'é sempre un aneddoto, un racconto divertente.

La fidanzata punkabbestia con le pulci del nostro autista Ceko, la sera che Lurch si è trombato sotto un acquazzone invernale una prostituta nigeriana, il licenziamento sul palco a Roma di un batterista, il concerto con Dario Fò come ospite, l'alligatore travolto mentre andavamo ad Atlanta, vedere lo Space Shuttle decollare alla tv ad Orlando e poi rendersi conto che guardando fuori dalla finestra lo potevamo vedere dal vivo, il ragazzino che ci seguiva ovunque in Florida che abbiamo fatto scappare dopo avergli proposto di essere il nostro sex slave, la sera che tuttto il gruppo si è preso la gonorrea da un gruppo di studentesse di Forlì e così via.

E, infine, ho imparato ad ordinare le uova negli Stati Uniti.
Ogni mattina in tournée Joe ci offriva la colazione se la facevamo con lui alle 7 in punto del mattino e così, nonostante fossimo andati a dormire due ore prima, per risparmiare ci alzavamo e in coma ordinavamo.
Io ero sempre rincoglionito e non conoscevo le varie tecniche per fare le uova, ma Joe è un ex cuoco, e quindi ordinava per me.
Dopo 15 giorni di tour non riuscivo ancora a fare la mia ordinazione e così, una mattina, all'ennesima richiesta di "how d'you like your eggs, sir?" Joe mi ha guardato come si guarda un povero rincoglionito, si è girato verso la cameriera e le ha detto "over easy, don't mind him, he's retarded".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

huh huh
... ... ...
You said "eggs"!
... ... ...
huh huh

Franco Zaio ha detto...

Andre, hai mai pensato di scrivere un libro "On the road with the Queers" o comunque un memoriale? Mi sembra che materiale ne avresti, e spassoso. E secondo il libraio che c'è in me, anche vendibilissimo.
Ciao, forza Liverpool