Valvola di sfogo per un periodo di ricostruzione. A volte sono una chiavica, a volte mi pregio di scrivere cose interessanti. Accomodatevi e se ne avete voglia commentate e giudicate. Se volete scendere nel personale scrivetemi pure: andrea_carraro@yahoo.it

martedì 29 maggio 2007

Zombies, man … they creep me out

E' tornato.
Il mio incubo ricorrente da quando ho 6 anni è tornato.

Non è che fosse passato così tanto tempo dall'ultima volta che l'ho fatto, saranno si e no 3 settimane, però l'ultima volta era curiosamente finito bene.

Invece domenica sera, puntuale come un orologio svizzero, come ogni volta in cui mi trovo ad affrontare situazioni difficili, li ho sognati di nuovo.

Si, come diceva Dennis Hopper in Land of the Dead, l'ultimo capitolo della saga dei morti viventi, gli zombie mi fanno venire i brividi, mi terrorizzano.

Tutto comincia molti anni fa, un pomeriggio di primavera a casa dei miei nonni a vedere La Mummia, quello con Boris Karloff.

Se solo mio nonno avesse potuto immaginare che mi sarei tirato dietro tutta la vita le conseguenze della visione di uno stupido film dell'orrore probabilmente mi avrebbe mandato via o avrebbe cambiato canale, ma io ero paralizzato dalla paura e, da allora, gli zombie sono diventati l'unica figura del cinema horror che mi terrorizza nel vero senso della parola.

Ne ho visti decine di film di zombie, ma nessuno mi terrorizza e spaventa come quelli di Romero.

Da qui in poi, per avere il giusto sottofondo musicale, fate partire il filmato. E' I Love the Dead di Alice Cooper da Billion Dollar Babies, non guardate le immagini, non c'entrano niente.

C'é una tragicità in quei film che agli altri manca.

Si, come in molti altri film dell'orrore c'é il sangue, si vedono interiora, visi e corpi deformati nelle forme grottesche che il rigor mortis fissa nei corpi di chi è morto e ci sono creature che divorano quelli che fino a poco prima erano i loro cari, i loro amici, i loro simili.

E il dramma è tutto li, perché non c'é cattiveria in tutto ciò, non c'é violenza, ma solo un'inconsapevole rassegnazione da parte di chi è nella parte del carnefice e incredulità e dolore puro per chi è vittima.

Il morto vivente non è cattivo, non è crudele, non può esserlo perché in fondo non è niente.
E' un involucro animato, senza facoltà di raziocinio.
Agisce grazie all'ultima eco di istinti primordiali che il suo cervello riesce a raccogliere da neuroni danneggiati irreparabilmente dalla mancanza di ossigeno.

Fondamentalmente il morto vivente non ha colpa, ha solo bisogni da soddisfare.

Ed è li che scatta la grandiosa metafora di Romero, in fondo siamo tutti zombie, chi più chi meno.
Tutti noi, nei nostri comportamenti più grotteschi, rispondiamo a necessità primordiali.

Che differenza c'é tra un coglione che gira con una macchina da 300.000 euro sotto il culo per affermarsi sugli altri maschi meno abbienti, e un cadavere che lotta al rallentatore con altri cadaveri per potersi cibare dell'ultimo brandello di carne viva rimasta? Nessuna.

Siamo tutti in lotta per avere qualcosa più degli altri, da sempre.

La religione ci invita a vivere in armonia, ma l'istinto ci dice esattamente il contrario.
Apollineo contro Dionisiaco, cristianesimo contro paganesimo, benedetta Golden Dawn.
Jimmy Page lo sapeva.

Non per niente una delle frasi più citate dai film di Romero dice:
"Quando non ci sarà più posto all'Inferno, i morti cammineranno sulla Terra."
E oggi eccome se i morti camminano sulla Terra.
Nei centri commerciali, nelle strade, nelle discoteche e sulle spiaggie, ovunque.

Le ragazzine anoressiche in fondo vengono divorate nella loro carne da un'orda di fotomodelle che, nonostante pesino almeno 20 chili in meno di quello che dovrebbero, hanno culi e tette stratosferiche non si sa bene perché.

Ecco, a me gli incubi con gli zombie vengono sempre quando non voglio competere, quando mi sento sotto pressione per cose che non mi interessano.
Quando mi ribello al fatto di dover avere necessariamente una macchina da 300.000 Euro per essere un vincente.
Quando mi trovo a dover lottare per una donna per la quale non dovrei lottare, in quanto il mio istinto primordiale mi dice che deve essere mia perché è naturale che sia così, senza lotta, perché è semplicemente giusto così.

Ho sempre creduto che se hai delle qualità queste verranno fuori prima o poi, nella metafora dei morti viventi chi è ancora umano ha la facoltà del raziocinio di cui lo zombie è privo.
Ma è chi ha qualità che viene assediato, terrorizzato e divorato da orde di creature che ne sono completamente prive.

E' lo scontro tra due modi di vita, o di non-vita, scegliete voi da che parte stare.

Io so da che parte voglio stare, ed è per questo che questi incubi mi fanno stare bene, mi servono, mi ricordano ogni volta che mi sveglio in un bagno di sudore che, nel profondo di me stesso, sono ancora vivo, ho ancora paura di finire a passare i miei sabati in un centro commerciale, ho ancora paura di omologarmi, di accettare la condizione di zombie a cui moltissimi si sono già adeguati.

Ho paura perché non voglio essere come loro e se proprio devo soccombergli mi chiamo fuori come tutti gli "eroi" di questi film, bum, preferisco escludermi in un "suicidio sociale" figurato piuttosto che accettare la mia condanna per rialzarmi poco dopo ed iniziare anch'io ad avere quel tipo fame.

Notte,

Andre

domenica 20 maggio 2007

How d'you like your eggs?

Ieri sera mi sono ritrovato ad una grigliata per pochi intimi, una serata gradevole anche se all'inizio mi sono sentito un bel pò impacciato.

Conoscevo qualcuno, l'ospite e due miei carissimi amici, ma stranamente mi sono sentito un pesce fuor d'acqua per una buona oretta.

Non capivo bene dove colllocarmi e per gran parte della serata ho optato per una sedia dalla quale non mi sono mai mosso se non per prendere l'ennesima Bud dal frigo.

Discorsi se ne sono fatti tanti, ma quello che mi ha coinvolto di più è stata una conversazione su come ti servono le uova in America, per la cronaca a me piacciono over easy.

Una serata a bere così tanta Bud non la facevo da molto tempo e, se si parla di Bud e uova, come non pensare a Joe King, mio grande amico nonché cantante e chitarrista dei leggendari Queers, punk rockers del New Hampshire con più cambi di formazione alle spalle di Kiss, L.A. Guns e Deep Purple messi assieme.

Ho conosciuto Joe molti anni fa, era l'ottobre del 1996, e dopo una lotta durata qualche settimana, ero riuscito ad aggiudicarmi la data d'apertura del loro primo tour italiano.
Era fondamentale.

All'epoca i Queers erano, assieme agli Screeching Weasel, il gruppo punk rock più idolatrato di tutta la scena, non c'era band che non ne fosse influenzata, non c'era ragazzino che non avesse almeno una loro spilla ed un paio di All Star ai piedi grazie a Joe.

Avere il loro primo concerto in Italia significava un tutto esaurito garantito, e così fu.
Mi ero fatto un culo colossale, manifesti mandati in tutta Italia, biglietti per il concerto al Nessundorma personalizzati, stampa, radio, tutto quello che poteva servire a fare di quel concerto un successo era stato fatto.

Sarebbe stata la rivincita sui miei ex soci, mi avevano mandato via a calci in culo dalla nostra agenzia dicendomi che non sapevo lavorare, in verità era per ragioni di incompatibilità personale, ora abbiamo fatto pace, ma all'epoca me l'ero legata al dito, mi avevano ferito e volevo la mia vendetta.

Incontrai Joe per la prima volta nel tardo pomeriggio dentro al Nessundorma.
Tutti mi avevano detto che era un gran rompicoglioni, un tossico, un alcolizzato, un pazzo furioso che solo un anno prima aveva mandato a puttane il primo tour europeo dei Queers dopo una solo data per problemi di astinenza dall'eroina.

Insomma, non era un tipo facile.

Entrato nel locale, tronfio del fatto che i biglietti erano già tutti esauriti in prevendita, mi avvicinai a lui per presentarmi
Seduto nella sua tenuta ufficiale, All Star, 501, chiodo e cappellino da baseball, teneva in mano una 24 ore ed era incazzato come al solito.

"Non si ha mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione" diceva qualcuno, concetto che sposo da sempre, e io, come se stessi cercando di sedurre una ragazza al primo appuntamento mandandole fiori prima di passare a prenderla a casa, mi ero messo avanti prenotandogli un albergo a 4 stelle, un lusso per chi faceva tour come quelli dei Queers, dove se dormivi in una pensione con bagno in corridoio dovevi considerarti fortunato.

Accanto a Joe stava un ragazzo di Sarzana che conoscevo di vista da anni, non mi è mai stato simpatico, un poser colossale, me lo trovavo in prima fila a tutti i concerti a cui andavo, vestito perfetto per ogni occasione: camicia di flanella agli Alice in Chains, da b-boy ai Public Enemy e quella sera esattamente come Joe.

Notato lo stronzo che si era già attivato nel leccare ogni centimetro del culo irlandese di Joe mi feci avanti e, ignorando completamente il poser, tesi la mia mano verso il mio futuro compagno di mille avventure e mi presentai.

Una stretta di mano storica per quel che mi riguarda, interrotta pochi secondi dopo dal poser che mi dice "senti, qualunque cosa tu abbia bisogno con la band me ne occupo io, ok?"

Riconosco lontano un chilometro il classico rompicoglioni che cerca di infilarsi senza alcun diritto in una situazione a lui assolutamente aliena, e per me era vitale tenermi stretto Joe come la famosa Numero Uno di Paperon de Paperoni.

L'ho guardato, aspettavo da anni un'occasione per insultare il tipo, e gli dissi "scusa, ma tu chi sei? il gruppo è con me e anzi, potresti uscire dal locale e ripassare quando apriamo?" e lo feci accompagnare alla porta da un buttafuori.

Quella sera fu uno sballo, portai tutta la band a fare un giro nei caruggi, c'erano manifesti dei Queers ovunque, ragazzini con la loro maglietta indosso, gli feci vedere la casa di Colombo e andammo a cena da Ugo, una rinomata trattoria del centro storico, e tra un piatto di muscoli alla marinara e uno di stocafisso si concretizzò un sodalizio che dura oramai da 11 anni.

A parte una sventata rissa con tanto di minaccie di morte a Joe da parte di Flaps, notorio casinista e rocker genovese, la serata fu un trionfo, ho ancora il video di quel concerto e ad anni di distanza mi sento ancora oggi orgoglioso di averla organizzata.

Nel filmato vedi ragazzini, che oggi hanno messo su le loro band con più o meno successo, esaltati, contenti, commossi come non mai.

Vedo mio fratello a lato del palco felice come non l'ho mai visto, vedo me stesso che mi aggiro per la sala tronfio di orgoglio, vedo il risultato di un lavoro ben fatto e l'inizio di un'avventura e di un 'amicizia che mi ha portato in giro per l'Italia e gli Stati Uniti con Joe e gli altri Queers di turno.

Con loro sono stato per la prima volta a vedere il Colosseo, con loro ho cominciato a fumare, siamo stati al CBGB's di sabato sera a suonare e mi hanno fatto cantare a Nashville.
Ne abbiamo fatte di cose assieme, casini, qualcuno è morto durante questo viaggio, qualcuno ci ha mollati, ma ogni volta che reincontro qualcuno che è stato nei Queers è come vedere un vecchio compagno d'armi, c'é sempre un aneddoto, un racconto divertente.

La fidanzata punkabbestia con le pulci del nostro autista Ceko, la sera che Lurch si è trombato sotto un acquazzone invernale una prostituta nigeriana, il licenziamento sul palco a Roma di un batterista, il concerto con Dario Fò come ospite, l'alligatore travolto mentre andavamo ad Atlanta, vedere lo Space Shuttle decollare alla tv ad Orlando e poi rendersi conto che guardando fuori dalla finestra lo potevamo vedere dal vivo, il ragazzino che ci seguiva ovunque in Florida che abbiamo fatto scappare dopo avergli proposto di essere il nostro sex slave, la sera che tuttto il gruppo si è preso la gonorrea da un gruppo di studentesse di Forlì e così via.

E, infine, ho imparato ad ordinare le uova negli Stati Uniti.
Ogni mattina in tournée Joe ci offriva la colazione se la facevamo con lui alle 7 in punto del mattino e così, nonostante fossimo andati a dormire due ore prima, per risparmiare ci alzavamo e in coma ordinavamo.
Io ero sempre rincoglionito e non conoscevo le varie tecniche per fare le uova, ma Joe è un ex cuoco, e quindi ordinava per me.
Dopo 15 giorni di tour non riuscivo ancora a fare la mia ordinazione e così, una mattina, all'ennesima richiesta di "how d'you like your eggs, sir?" Joe mi ha guardato come si guarda un povero rincoglionito, si è girato verso la cameriera e le ha detto "over easy, don't mind him, he's retarded".

martedì 15 maggio 2007

You're So Vain

Vabbé, sono i Faster Pussycat e non Carly Simon.

Lei sarà pure più carina, ma questa versione mi piace molto di più dell'originale.

Perché un titolo del genere per questo post estemporaneo all'ora di pranzo?

Niente, mi sono arrivate le foto del concerto di sabato scorso, mi piacciono e ne pubblico una, tutto qui.

Ne parlavo giusto ieri, destesto farmi fare fotografie, ma una volta

ogni tanto non guasta, tra parentesi l'autrice di questi scatti è la stessa della foto del mio profilo, potrei assumerla ...

Bene, buon proseguimento di giornata, io sono in coma, dormito niente di nuovo questa notte, appena arrivo a casa mi butto a letto.

A più tardi,

Andrea

Con Crystal Ball tu puoi giocareee ...

Eccomi sopravissuto a questo lunedì dalle dita incrociate.
Grazie a chiunque lo ha fatto per me, è andato tutto bene e sono ancora vivo per raccontarvelo.

Ero in paranoia riguardo ad un regalo di compleanno che temevo sortisse reazioni negative e invece ho sentito cantare con entusiasmo vero il jingle delle Crystal Ball e anche i fiori sono piaciuti molto.

Stasera ho solo voglia di condividere con voi una cazzata che mi hanno segnalato su YouTube e che la dice lunga su chi, come me, suona in una cover band degli Stones.
Il talento sta un pò dappertutto e forse dovrei provare anch'io a fare Gimme Shelter.

Per concludere, stasera mi sono scervellato a scrivere un piccolo corsivo per un quotidiano nazionale, poche righe che però mi hanno portato via due ore per cercare di dare il giusto senso alla cosa e non farmi gambizzare nei prossimi giorni di elezioni amministrative.

Brutta cosa vivere in una città come questa.

Notte,

Andrea

lunedì 14 maggio 2007

Non ho l'età ...

Ahia, mi fa malissimo una gamba, quella destra per essere precisi.
Ieri sera ho fatto una comparsata sul palco del Quaalude, dove suonavano i grandissimi Trois Tetons da Varazze.

Zac, il loro chitarrista/cantante/ armonicista, col quale scambiamo spesso opinioni sulla messageboard dei Rolling Stones, www.rollingstonesitalia.com, mi ha invitato a fare un paio di pezzi con loro e non ho potuto resistere.

E' da febbraio che non salivo su un palco e, oltre a trovare i Tetons un grandissimo
gruppo, mi ha fatto veramente piacere.
L'unica cosa che non prevedevo era di essere nervoso prima di salire, l'ho fatto mille volte, eppure l'idea di suonare con gente così brava mi ha fatto tremare un pochino le gambe.
Alla fine ho optato per la linea "prendi un bel respiro, imbraccia la chitarra, suona e scendi", la migliore che io conosca.

Per quanto possa sembrare strano, queste cose un pò mi imbarazzano.

Se sono con la mia band è un altro paio di maniche, ma se fai l'ospite te lo devi meritare, devi dare qualcosa in più, e io non è che abbia la più grande considerazione di me stesso come chitarrista, ad ogni modo l'ho fatto e ci ho sballato.

Sono partito a mille con Brown Sugar, tanto che il gruppo, che io non vedevo perché ero completamente rannicchiato come un Izzy Stradlin' spastico sulla bellissima Telecaster di Zac, si deve essere guardato incredulo come per dire "quante anfetamine si è fatto questo qui?"

Mi è sembrato sia venuta bene comunque, a me è piaciuto, la Tele ruggiva come un Concorde al momento del decollo e io ero sempre più piegato su me stesso, per un attimo ho avuto una specie di esperienza extra corporale e mi sembrava di essere Keith Richards sul finale di Street Fighting Man nel film Gimme Shelter, bellissimo.

L'unica cosa di cui mi sono reso conto è che mi tremava la gamba, pensavo fosse il nervoso, avevo bisogno di sfogarmi e l'ho fatto, ma quando sono sceso il tremolio non passava e questa mattina ho capito di essermi procurato una contrattura al quadricipite destro, domani quindi fisioterapia.

Per il resto il weekend è stato piacevole, qualche novità all'orrizzonte, qualche piccola delusione e incontri fortuiti con residui del passato oggi pomeriggio ai parchi mentre ero con i figli e la moglie di uno dei miei più cari amici.

Il destino ha voluto che incontrassi la migliore amica della mia ex-moglie e mi è toccato rivisitare tutto ciò che ha portato alla fine del mio matrimonio.
E' buffo, è passato quasi un anno e mi sembra invece che tutto ciò appartenga oramai ad una vita precedente.

Domani (lunedì) giornata ad altissimo potenziale, mi sa che ho fatto un passo più lungo della gamba, lo saprò in tarda mattinata, ma ogni tanto bisogna rischiare e smetterla di fare il calcolatore, no?
Incrociate le dita per me, vi farò sapere.

Notte,

Andrea

venerdì 11 maggio 2007

Success Story

Friday night, I'm on my way home
They oughta make work a crime
I'm home for the weekend
I'm gonna make the most of my time

Belin, un altro venerdì sera chiuso in casa? Dio, ti prego, no ... stasera non gira bene ma bisogna fare qualcosa.

Mi girano come non mai, mi sento come Eisenhower la sera del 4 giugno 1944 quando i metereologi gli dissero che dell'Operazione Overlord non se ne faceva niente per colpa di un temporale previsto sulla Normandia.
Grazie a Dio il giorno dopo ha fatto bello ed è andata come sta scritto sui libri di storia, o quasi. Se mai scriveranno di me sarebbe divertente vedere com'é andata a finire la mia di Operazione Overlord. L'Operazione Torch è andata abbastanza, ovvero prendere le cose da lontano, ma lo slancio finale è allucinante, e qualcuno comincia ad avere il mal di mare a rimanere per giorni sui mezzi da sbarco.

Tra ieri e oggi ne ho sentite di belle, cose interessanti e cose inquietanti.
In famiglia vogliono mandarmi a cercare fortuna in America, ma a fare cosa?

Se avete idee interessanti fatevi vivi, sono aperto a tutto, anche alle idee più assurde.

Boh, pare ci sia una festa nei caruggi, tra poco chiudo, mi vesto ed esco.

Non so se avete notato tutte le cazzate che ho inserito nel blog, ora potete ricevere via e-mail e via feed gli aggiornamenti che farò, dopo un mese mi sono deciso a risparmiarvi la febbrile attesa di miei nuovi post, abbonatevi e sarete informati da una simpatica e-mail.

La cosa figa di questa rivoluzione tecnologica è che ora posso vedere cosa la gente legge del blog, cosa incuriosisce e come la gente ci capita sopra.

Se voi poteste leggere le ricerche su Google che hanno portato nuovi lettori ...

Vi elenco alcune chiavi di ricerca simpatiche usate:

"Mamme in calore"
"La traduzione della canzone Never Forget dei Take That"
"Camicie Coreane"

Vabbé, siamo nell'era di Google e ben venga un fanatico di pornografia che finisce poi a leggere di rock n' roll e del Generale Patton.

Bueno, mi preparo ad uscire, passatevela bene, io ci proverò.

Notte,

Andrea

mercoledì 9 maggio 2007

Half the Way Valley

Sono completamente rincoglionito, mi sono svegliato 10 minuti fa dopo essere crollato davanti alla tv mentre guardavo per la prima volta in vita mia un film che desideravo vedere da almeno vent'anni, Furyo con David Bowie. Ho dormito due ore!!!

Perché Furyo?

Mah, questa sera avevo voglia di vedermi un film, non volevo noleggiarlo, alla videoteca sottocasa oramai ho visto tutto quello che desideravo vedere, e così sono andato alla FNAC sperando di trovare Heat - La Sfida, con De Niro e Al Pacino, ma niente, non c'era.
Adoro quel film, c'é la più grandiosa sparatoria nella storia del cinema.


Eccovela, se avete 5 minuti liberi.

Dopo mezz'ora a ciondolare nel reparto DVD, segnalo una tremenda puzza di vomito/cacca all'altezza della lettera H per chi di voi frequentasse la FNAC di Genova, alla fine mi sono deciso a prendere questo film che da quando è uscito mi ha sempre incuriosito.

Non è affatto male, se la stupidaggine prenderà il sopravvento lo finisco invece di andare a dormire, cosa di cui, visto il crollo di prima, ho enormemente bisogno di fare.

La cosa buffa è stato che, uscendo dal negozio, ho reincontrato mia zia Graziella che ieri è venuta a cena a casa mia.
Vi chiederete cosa c'é di strano, beh, si da il caso che prima di ieri non vedevo mia zia da 5 anni e negli ultimi 20 anni non le devo aver parlato più di 10 minuti di seguito.

Non posso spiegarvi ora le ragioni del perché non ci siamo visti o sentiti per così tanto tempo, saranno l'oggetto di un articolo che sto scrivendo per Rolling Stone, ma vi basti sapere che quando Londra era swingin' mia zia c'era, quando Montecarlo era Montecarlo mia zia c'era, una sopravissuta nel vero senso della parola.

Per il resto sono stati giorni buffi, sono di ottimo umore, sto ascoltando un sacco di roba della scena di Hollywood seconda metà anni '80, a fine post vi sparerò due o tre video di quei tempi in onore di Ricky Rachtman, il tipo che si è inventato il Cathouse, il club più leggendario di quegli anni, eccovi il link www.cathousehollywood.com se vorrete saperne di più ...

Oggi ho anche ricevuto un regalino, storie di vecchi giocattoli che oggi non fanno più, non me lo aspettavo e giuro che ero commosso, non tanto per l'entità del dono quanto per il pensiero.

Vabbé, cos'altro dire, in controtendenza a quanto scritto sopra ora sto ascoltando Bell Bottom Blues di Derek and the Dominoes (Eric Clapton sotto mentite spoglie per i non iniziati) e devo dire che è sempre piacevole ascoltare Layla and Other Assorted Love Songs, forse questa e Anyday sono le mie preferite.
Strano che un disco registrato con un Clapton strafatto di eroina sia così "un-blue", non è triste o disperato come uno si aspetterebbe.

Ho aggiunto qualche link qui a sinistra, dateci un'occhiata se vi va, sia te un pò avventurosi ;-)

E ora, come promesso, beccatevi tre video d'annata direttamente dalla Hollywood degli anni '80, quella del Roxy, del Sunset Strip Tattoos e dell'eroina regina.

Partiamo subito con i Faster Pussycat, per loro due video, se lo meritano.

Questa è House of Pain, una canzone che ho sempre sentito mia, sarà la tematica della famiglia a pezzi, uno dei rari esempi di canzone sul papà assente che vale la pena sentire.
Mi ha sempre fatto impazzire e l'assolo di Greg Steele, lo conosco a memoria.
Aaah, lo sto sentendo mentre scrivo, se penso che sono riuscito a vederli dal vivo nel '92 in California mi do ancora adesso delle pacche sulle spalle per aver dato buca ad una tipa Austriaca ed essere saltato su un Greyhound per andare al loro concerto.
Grandissimi, più li ascolto più mi piacciono, e sono passati 20 anni.

Per me rimarranno sempre così come li ho visti la prima volta a The Power Hour, su Music Box.

Ai tempi le band di cazzate ne facevano ancora, altro che Britney che si rapa a zero, questa è gente che ha perso il batterista perché si faceva spedire la roba in tournée con la FedEx!
Il prossimo pezzo invece è Bathroom Wall, una canzoncina che però rende assolutamente l'idea di quello che vuol dire rock n' roll senza pensare troppo.
Potrei mettervi i Guns n' Roses, ma li conoscete tutti e meriterebbero un post tutto loro, invece voglio parlarvi e farvi ascoltare quelli che non sono arrivati fino a qui, quei gruppi dei quali dovreste concedervi l'ascolto senza alcuna pregiudiziale se non di volervi divertire.

Seguono gli L.A. Guns con One More Reason, più incazzati e dissoluti dei Guns n' Roses e fissati coi vampiri quando non era ancora di moda esserlo.
Questa è roba che dovrebbe essere usata come colonna sonora per una caccia all'uomo stile Il Pianeta delle Scimmie o per lanciare qualche bomba, che ne so, viuuulenza!
Avevano anche un lato dolce ma perché rovinare un'ottima prima impressione?
No, dai, rimaniamo rock n' roll, pensiamoli in pantaloni stretti di pelle nera e atteggiamenti fetish da far impallidire, rigorosamente in privato, un qualunque ministro del governo britannico.

Chiudo con i Sea Hags e Half the Way Valley, in verità erano di San Francisco come pure i Vain, ma sono troppo fighi per non farveli sentire.
Il loro manager, per giustificare la loro fine prematura disse: "there's only so far you can get with three junkies and one alcoholic."
Beh, peccato perché spaccavano veramente i culi ...

Notte,

Andre

lunedì 7 maggio 2007

Just another mad mad day on the road

Visto che ultimamente mi stavo impigrendo non poco ho deciso di rimettermi sotto con il lavoro musicale e impegnarmi al massimo per tenermi occupato.

Il weekend è passato rapido grazie al Genoa, la traduzione di un libro e imparare e ripassare il materiale per uno dei miei gruppi.

Si, al momento sto rimettendo in piedi due dei tre gruppi in cui suono e maggio e giugno saranno mesi intensi per l'Andrea menestrello.

I Rocks Off, la mia tribute band ai Rolling Stones, sono in sala prove per riarrangiare tutto il materiale visto l'ingresso nel gruppo di un pianista, il mio sogno proibito assieme alla possibilità remotissima di aggiungere un giorno anche una sezione fiati.

Per me non è una grossa fatica, le mie parti non cambiano di una virgola, ma per Davide, il chitarrista solista, si tratta di un vero e proprio sconvolgimento, visto che lui e il pianista si dovranno dividere la gran parte degli arrangiamenti melodici.

Cazzi loro ;-) il pianista l'ho voluto io e lascio a loro il duro compito di compensarsi a vicenda.

Il secondo gruppo sono gli Electric Motherfuckers, non so se ci chiameremo ancora così per rispetto a due ex-membri non presenti in questa reunion, ma a me il nome piace e Davide ed Enrico non penso si offenderanno.

I Motherfuckers sono il mio guilty pleasure, il mio vizietto musicale, facciamo musica lasciva, roba che normalmente qui a Genova non si sente mai dal vivo, sono il parto sporcaccione dei Carraro Brothers, con materiale dei Faster Pussycat, New York Dolls, Dead Boys, Hollywood Brats, Hanoi Rocks e anche Billy Idol.

Ci vedrete truccati, con missili alle stelle filanti montati sulle chitarre e altri espedienti scenici, presto su di un palco vicino a voi.

Per concludere anche i Ramoni ricominceranno a provare dalla settimana prossima.
Colgo l'occasione per invitare i membri fondatori della band a farsi vivi, come sempre sono i benvenuti, per diritto divino e anche salico, a unirsi a noi per un qualunque pezzo a scelta.
Francu ha un'ernia del disco ma pare sia pronto a riprendere in mano le bacchette e farci come al solito da motore della band.
Mariu deve solo farsi ricrescere i capelli, l'ho visto sabato in versione fichetto con ciuffo ingellato, giacca e camicia sbottonata, bisogna rimetterlo a posto.
Mio fratello direi che è a posto, deve solo farsi la barba più spesso, tra parentesi sabato una mia vecchia amica lo ha scambiato per me.
Non la vedevo da quasi 18 anni e la poveretta ha avuto un semi-mancamento trovandomi ancora magro, con tutti i capelli.
Non che lei sia invecchiata chissà quanto, anzi, però si è preoccupata.

Si è rasserenata quando si è chiarito il malinteso, l'Andrea ancora 18enne nell'aspetto era invece Sandro e, quando mi ha visto con la pelata, qualche ruga e non più anoressico come a 17 anni, mi ha detto "Meno male, cazzo, pensavo di essere invecchiata solo io".

Vi aspetto sotto il palco.

martedì 1 maggio 2007

Il sapore della Madeleine ...

Ieri sera, prima di scrivere il post iper-depressivo più sotto, ero ad un concerto e si discuteva con un amico della performance dal vivo più intensa mai vista.

Beh, tutti e due abbiamo detto Henry Rollins di supporto ai Chili Peppers nel '92.

Grande Henry Rollins, davvero, lo avevo un pò dimenticato, ma stamattina è la prima cosa che ho ascoltato e mi fa sentire bene.

Eccovi Liar, gran pezzo, un altro scaricabarile emotivo per me, non mi identifico in nessuno dei due protagonisti della canzone, ma mi fa sentire bene.

You think youre gonna to live your life alone
In darkness
And seclusion
Yeah I know
Youve been out there
Tried to mix with those animals
And it just left you full of humiliated confusion
So you stagger back home
And wait for nothing
But the solitary refinement of your room spits you back out onto the street
And now youre desperate
And in need of human contact
And then
You meet me
And you whole world changes
Because everything I say is everything youve ever wanted to hear
So you drop all your defenses and you drop all your fears
And you trust me completely
Im perfect
In every way
Cause I make you feel so strong and so powerful inside
You feel so lucky
But your ego obscures reality
And you never bother to wonder why
Things are going so well
You wanna know why?
Cause Im a liar
Yeah Im a liar
Ill tear your mind out
Ill burn your soul
Ill turn you into me
Ill turn you into me
Cause Im a liar, a liar
A liar, a liar

Ill hide behind a smile
And understanding eyes
And Ill tell you things that you already know
So you can say
I really identify with you, so much
And all the time that youre needing me
Is just the time that Im bleeding you
Dont you get it yet?
Ill come to you like an affliction
And Ill leave you like an addiction
Youll never forget me
You wanna know why?
Cause Im a liar
Yeah Im a liar
Ill rip your mind out
Ill burn your soul
Ill turn you into me
Ill turn you into me
Cause Im a liar, a liar
Liar, liar, liar, liar

I dont know why I feel the need to lie
And cause you so much pain
Maybe its something inside
Maybe its something I cant explain
Cause all I do
Is mess you up and lie to you
Im a liar
Oh, I am a liar

If youll give me one more chance
I swear that I will never lie to you again
Because now I see the destructive power of a lie
Theyre stronger than truth
I cant believe I ever hurt you
I swear
I will never to you lie again, please
Just give me one more chance
I will never lie to you again
I swear
That I will never tell a lie
I will never tell a lie
No, no
Ha ha ha ha ha hah haa haa haa haaa
Sucker
Sucker!
Oh, sucker
I am a liar
Yeah, I am a liar
Yeah I like it
I feel good
Ohh I am a liar
Yeah
I lie
I lie
I lie
Oh, I lie
Oh I lie
I lie
Yeah
Ohhh Im a liar
I lie
Yeah
I like it
I feel good
Ill lie again
And again
Ill lie again and again
And Ill keep lying
I promise

No Shit

Visto che stasera non riesco di nuovo a dormire mi metto a scrivere ruota libera.

Sottofondo musicale fornito da Iggy Pop e il suo Avenue B del '99.

Il disco comincia con No Shit, una canzone di commento, una specie di State of The Nation sull'andamento di se stesso, come Iggy ha fatto per due album consecutivi, American Caesar del '93 e, perlappunto, Avenue B.

It was in the winter of my fiftieth year
When it hit me
I was really alone
And there wasn't a hell a lot of time left
Every laugh and touch that I could get
Became more important
Strangely, I became more bookish
And my home and study meant more to me
As I considered the circumstances of my death
I wanted to find a balance between joy and dignity
On my way out
Above all, I didn't want to take any more shit
Not from anybody


Già Iggy, parole sante, la penso anch'io così,e ho 15 anni in meno di quando tu le hai scritte.

Sono 24 ore che praticamente ogni discorso che faccio, o sento, mi dice poco o niente.
Male, molto male, soprattutto per una persona come me che ama parlare.

Fondamentalmente non ho niente da dire.

Oggi ero in barca con un amico e dicevo cose a caso, una frase ogni tanto, una specie di cut-up dei miei pensieri sputati fuori a random, perché di quello che vorrei parlare per ore non ne posso più parlare più di tanto, anch'io sono stufo di fare il disco rotto e quindi mi autocensuro ottenendo effetti disastrosi sul piano della conversazione.

Unico discorso decente è stato con il fratello di questo mio amico, ma cazzo, lui è una persona realizzata, ha tutto quello che mi piacerebbe avere.

Lui è un fratello più grande, come sono io per Sandro, mio fratello.

E' un lusso avere un fratello grande, siamo fatti apposta per tirarli su i più piccoli, per aiutarli quando sono nella merda o quando sono indecisi.

Io questa fortuna non ce l'ho, e purtroppo non ho manco un padre a cui valga la pena rivolgersi quando avresti bisogno di essere confortato in qualche maniera.

Mi viene in mente il film che ho visto ieri sera, The Good Sheperd di Robert De Niro.
E' un film di spie ma io riuscivo soltanto a vedere il protagonista convivere con la sua riservatezza, con il suo tenersi tutto dentro, e cazzo come lo sentivo vicino, mi faceva quasi paura.

Non so, mi sento particolarmente solo questa sera, questo sabato ho passato 24 ore in mezzo ad una famiglia che non è la mia e li guardavo curioso, affascinato.

Mamme, papà, nonne, zii, zie, nipoti e nipotini, tutto così bello.
Era un piacere guardarli, sentirli parlare, vedere gli sguardi di persone che si conoscono da anni, che sanno interpretare ogni gesto, ogni sguardo.
Vedere come ognuno ha un ruolo, il suo personaggio, il suo posto in mezzo a così tante persone, e sentire del calore.

I New York Dolls cantavano:

Oh, you pick me up
Your outta drivin in your car
When I tell you where I'm goin
You're always tellin me it's to far

But how could you be drivin
Down by my home
When ya know, I aint got one
And I'm, I'm so all alone

Oh it's a lonely planet joy
When the song from your other boys
That's when I'm a lonely planet boy
And I'm tryin, I'm cryin, Baby for your love


Beh, è stato bello sentire la canzone di una famiglia tutta assieme, oramai queste cose mi mancano da troppo tempo, da sempre molto probabilmente.

Cazzo, mio padre lo chiamo una volta ogni due mesi e quando lo fa lui non ho mai voglia di parlargli, mia madre manda sms e manco le rispondo.

Non posso andare avanti così, non posso proprio, in fondo ci avevo provato a creare la mia di famiglia ma gli ingredienti erano quelli sbagliati e quindi mi ritrovo qui a scrivere da solo ascoltando Iggy che in questi giorni di anni ne ha compiuti 60, cazzo, sarà ancora più depresso di quando ha scritto No Shit.

Io invece scrivo queste righe che alcuni affezionati lettori di questo blog troveranno pallose. Diranno "cazzo, Andre, ti prego, non di nuovo, per piacere ..." ma oggi è così, è dura passare da un mucchio di gente, dal calore, e tornare di nuovo nel mio bellissimo, e vuotissimo, studio.

Fondamentalmente mi sono rotto i coglioni (l'umore e il tenore di quello che scrivo viene condizionato dal procedere di Avenue B).

Oggi mi sono messo un costume per andare in barca, beh, l'avevo comprato a Miami lo scorso settembre e ora mi è larghissimo. Ne ho messo uno del '94 e ho preso una barcata d'acqua e di freddo.

Continuo a dimagrire, lentamente, ma dimagrisco.
Non me ne fotte un cazzo di mangiare, non mi da alcun piacere, mi basta una tazza di caffé, un pacchetto di crackers e uno di sigarette per tirare avanti.
Tutti che mi dicono "Andre, sei in forma", beh, in forma un cazzo.
Mi sto consumando a dire la verità, ed è tutta colpa mia.

Ora levo Avenue B perché mi sta facendo salire una carogna colossale e, a quest'ora della notte, è meglio farsela passare.

Mi congedo con This Place is Empty, una canzone di Keith Richards perfetta per quello che sento questa sera.

Tornando rapidamente a Keith Richards, pur essendo il mio idolo, in questo blog è stranamente assente.

Prima o poi dovrò scrivere qualcosa su di lui, prima o poi.

Notte,

Andre