Valvola di sfogo per un periodo di ricostruzione. A volte sono una chiavica, a volte mi pregio di scrivere cose interessanti. Accomodatevi e se ne avete voglia commentate e giudicate. Se volete scendere nel personale scrivetemi pure: andrea_carraro@yahoo.it

sabato 17 marzo 2007

Alamo


Una volta mi hanno chiesto come mi sarebbe piaciuto morire.

Bella domanda.

L'unica risposta che sono riuscito a dare, invece dei soliti "in pace, senza soffrire", è stata "come un uomo benvoluto e che mancherà a molte persone".

Già, mi piace piacere alle persone.

In fondo chi se ne frega di come si muore, l'unica cosa è certa che ci sarà sempre qualcosa che avresti voluto ancora fare o dire e invece ti trovi a fare i conti con la fine definitiva.

Conta invece quello che hai fatto fino a quel momento, come hai vissuto e cosa hai rappresentato per la gente che ti conosceva.

In tutti questi mesi di rinascita di Andre ho scoperto quanta gente mi vuole bene, dovessi fare la lista non vi dico che rischierei di dimenticarmi qualcuno come si fa agli Oscar, ma ho avuto più prove di affetto nei miei confronti dal giugno scorso ad oggi di quante ne ricordassi.

E' anche colpa mia se prima non me ne sono mai reso conto.
Troppo preso dai miei principi, dal non dover mai far vedere veramente chi sono, o forse me lo credevo io di non darlo a vedere.

Ad ogni modo, ancora stasera ho avuto l'ennesima prova di qualcuno che mi vuole bene e mi è pesato accettarlo, per quale cazzo di motivo poi mi sia pesato proprio non lo so.

Ad esempio, mentre scrivo alla mia sinistra c'é la cartolina che mi ha mandato un carissimo amico dall'Arizona.
C'é la route 66 sopra e ogni volta che la guardo sorrido perché penso a lui, alla nostra amicizia
e al fatto che oggi chiacchieravamo attraverso MSN ed entrambi eravamo emozionati mentre cantavamo le lodi degli Stati Uniti, la nostra piccola grande terra promessa.

Ti voglio bene anch'io ragazzo e non potevi scegliere cartolina migliore, mi hai fatto venire voglia di tornare li dove il cielo è basso e di un colore diverso rispetto a quello che abbiamo qui.

E' quello che mi piace dei miei amici, non ce n'é uno che non mi capisca, magari non condividono le mie scelte, ma mi capiscono, sanno chi sono.

Sono amici speciali, come tutti gli amici, ma io sono felicissimo che questi siano i miei.

Mi capiscono quando mi si illuminano gli occhi mentre parlo di Keith Richards e dei Rolling Stones, non mi danno palesemente del pazzo se compro qualche stronzata tipo giocattoli o libri che costano quanto due mesi del mio stipendio e non mi danno del coglione quando sul palco esagero nel muovere il culo imitando Jimmy Page o qualche altro chitarrista del mio precedente post.

Mi dicono soltanto "cazzo, Andre ..." e poi aggiungete un rimprovero benevolo a caso.
Sono amici, eccheccazzo.

E' grazie ad un'amica che stasera sono curiosamente sereno quando dovrei essere praticamente disintegrato in mille pezzi, anche lei mi ha detto "cazzo, Andre ...", ma non mi ha rimproverato, mi ha solo detto una cosa che non volevo accettare, che non mi andava di realizzare e invece ora sono qui a fumare, ascoltare i Led Zeppelin e non mi sto crogiolando nel mio solito saporito struggimento.

Mi ritorna in mente Patton e il mio discorso sulle 4 stelle e fronde di quercia.

"How's my little fighting son of a bitch doing today?"
"Beh, siamo stati sconfitti ma almeno non ce ne siamo accorti, quindi domani si torna a combattere come se niente fosse"

Domani si ricomincia, resettiamo tutto, si riparte, abbiamo provviste e munizioni a sufficienza per continuare questa cazzo di campagna che è la vita e visto che nel primo tempo le abbiamo solo buscate, cerchiamo di suonarle noi nel secondo.

Ai punti non ci voglio andare.

Per concludere e per tornare all'apertura di questo post, vi regalo un video di Johnny Cash.
Si intitola Hurt, un concentrato di sofferenza per un uomo che ha avuto una vita tormentata ma anche ricca di gioia.

L'estetica è molto barocca, quasi decadente e il montaggio è gustosamente lancinante nell'alternare scene di una tristezza assoluta a sprazzi di gioia.

Johnny che soffre, Johnny che salta su un treno con la sua chitarra, Johnny che piange, Johnny amato da sua moglie fino all'ultimo.

Lui e June sono morti a 4 mesi l'uno dall'altra dopo 35 anni di matrimonio.
Lui l'amava da 10 anni prima che lei gli dicesse si, prima che anche lei ammettesse che lo amava.
Erano come navi nella notte che finalmente un giorno si sono incontrate.

Di questo video c'é una scena che mi piace particolarmente, dura si e no 2 secondi ma sono due secondi di gioia assoluta

La trovate a 3'5" dall'inizio del video.

Johnny Cash cammina in un prato
con dei fiori selvatici in mano, è il ritratto della gioia.

Un uomo realizzato nella felicità, imponente, un uomo che abbracceresti per potergli carpire un minimo di quella consapevolezza di cosa vuol dire aver avuto la fortuna nella vita di essere benvoluti e di mancare a molti.

Ecco perché non me ne frega un cazzo
di come morirò quando succederà,
a me interessa soltanto poter chiudere
gli occhi un'ultima volta e sapere di
aver camminato anch'io a testa alta in
quel prato e di aver avuto qualcuno che
volesse abbracciarmi come io abbraccerei Johnny Cash.

"Remember the Alamo"

Notte,

Andre

2 commenti:

Giuseppe ha detto...

Ciao, Andrea, sono mick87.
Mi fa piacere leggerti in pace con te stesso, per una volta, davvero!
Un abbraccio, Giuseppe

Franco Zaio ha detto...

Wow, The Man in black! Grazie Andre, Hurt non è una canzone, per me è un inno. Hai visto "Walk the line", il film? Grande musica, grande persona. Hai sentito One degli U2 cantata da lui? Un gigante, e come tutti i giganti ha una grossa ombra che lo segue.
Grande post, alla prossima